Allora, dicevamo...
La presa di coscienza va a ondate. A volte ti lascia stare, altre volte ti si pianta lì, faccia a faccia, con fare inquietante, e ti dice “Te rendi conto?”.
E tu le devi rispondere se no s'incazza.
Ma parlando delle volte in cui ti lascia stare in quel tuo microcosmo fatto di normalità, di casa, di cibo da consumare e di amici da videochiamare, è come se in fondo non fosse successo niente.
Sei sempre tu e gli altri sono sempre gli altri. Anzi, tu sei un tu diverso, nuovo, sopravvissuto e quindi più figo. E “gli altri” sono inspiegabilmente dei super amici, super parenti, super amori.
Non capisco se questo aspetto sia una sorta di illusione collettiva o se finalmente abbiamo trovato il modo di ripulire il nostro cuore e individuare nettamente sentimenti che prima magari c'erano lo stesso ma restavano sotto traccia. Ovviamente credo che sia la seconda, ma trovo sempre carino usare “non capisco se” per iniziare una frase.
Voglio dire, ora quei sentimenti esplodono e ti bussano alla porta dell'anima pretendendo da te una visibilità inconsueta, una presenza quotidiana e costante. E tu non pensi ad altro che a coltivare quei sentimenti, quelle persone. Smart working permettendo.
Tipo il bene che voglio ai miei amici, quello è sempre stato lì ma ora “wow” è una cosa incontenibile.
Oggi è stato il compleanno di una persona che non è una semplice amica ma una figura gigante nella mia vita. E' il mio girasole, riesce a mettere sempre il buonumore, una persona che ha cambiato tutto di sé restando sempre uguale a se stessa. E' un miracolo fatta persona. Ha passato dei momenti davvero tosti, ma non ha mai perso il contatto con se stessa, è una roccia e forse non si rende neanche conto della forza che trasmette a chiunque le sia amico.
E' la stessa persona che quando un secolo e mezzo fa mi imbarcai per la Spagna ad affrontare l'allora misterioso progetto Erasmus, organizzò per me una sorpresa indimenticabile. Mi disse: “Perchè non ci vediamo prima che parti?”
Quella sera andai all'appuntamento pensando di trovare lei e altre due amiche strettissime.
E invece c'erano tutti. Ma non “tutti” così per dire, c'erano proprio TUTTI. Non li contai, ma erano tutti. Non so come altro dirvelo: tutti. Cioè lei è l'artefice di uno dei ricordi più belli di tutta la mia vita, “Te rendi conto?”.
Non ve lo dico quanti abbracci ho dato e ricevuto quella sera perchè se no 'sto periodo vi prende male. Ma ve lo potete immaginare.
Ecco, in questo momento vorrei essere lì, giovane e pimpante, pronta a partire per una nuova avventura che, pensate un po', mi spaventava a morte (che pivella), a fare il pieno di abbracci non sapendo se da lì in poi ne avrei dati e ricevuti con la stessa intensità. Tipo adesso, praticamente, solo che in Spagna meglio di no al momento.
Lo so, indietro non si torna, del doman non v'è certezza, tanto va la gatta a lardo e via dicendo...
Ma ringrazio il cielo e chi c'è dietro per tutti gli abbracci che ho ricevuto finora e che continuo a ricevere anche adesso da lontano perchè sono il motore per credere davvero che il giorno in cui torneremo a brindare bicchiere contro bicchiere non è poi così lontano.
Insomma, la presa di coscienza a volte quando arriva ti costringe a fare luce su aspetti difficili da digerire, però credo che non sia un male in assoluto. In fondo rendersi conto di tutto significa anche dare il giusto risalto a tutta la meraviglia che nella quotidianità “Avanti Covid” sembrava scontata.
Tranne le sorprese di Daniela, quelle sono sempre state il top del top della vita.