Oggi è stato il giorno di “Cura Italia”, il decreto del nostro amatissimo Giuseppe Conte che ha annunciato di proteggere poderosamente imprese, famiglie e lavoratori.
Diciamo che non è che non gli credo, ma se quando ha detto “restiamo lontani oggi per abbracciarci più forte domani” mi ero presa una cotta, ora sto riconsiderando quel sentimento.
Non è colpa sua, lo so. E' proprio che parlare della materia economica ci riporta coi piedi per terra, ci fa rientrare mogi mogi dai balconi, insomma, ci toglie un po' di euforia, cosa che forse era pure ora.
Pure il fatto che sono tutti preoccupati per noi, da Israele alle Cascate del Niagara, mi dà pensiero. Cioè, noi cerchiamo di sdrammatizzare, di non pensare, di non capirci niente per far scorrere questo tempo in casa più allegramente e loro invece ci riportano coi piedi per terra spargendo il nostro tricolore in tutto il mondo, roba che fino a ieri non esistevamo quasi più.
Pure l'arrivo dei cinesi, che si sono sentiti in dovere di darci una mano, da una parte mi rincuora e me li fa amare come quando assaggiai per la prima volta gli involtini primavera, ma dall'altra mi insospettisce, mi verrebbe da chiedergli: “E' grave, ve'? Non siamo bravi come siete stati bravi voi, ve'? A noi ci vogliono più di 50 giorni di quarantena, ve'?”
E quindi un po' per questi aspetti e un po' per il figlio del vicino che si è messo in testa di imparare a suonare il flauto iniziando dalla facilissima Halleluja di Leonard Cohen, le sinapsi stanno uscendo dal torpore e sembrano essere tornate a funzionare normalmente, solo con un po' d'ansia in più, pure loro. Le riflessioni stanno tornando a farsi più concrete e la fase del cazzeggio è ormai superata, forse. E quindi, spinta da questo vento di cambiamento che soffia in me, vorrei concludere con una lunga osservazione di un certo spessore, un'osservazione su come dovremmo prendere consapevolezza della tragedia che è in corso e reinventarci da subito, come individui e come Paese, per limitare gli effetti collaterali a cui andremo incontro, ma la terrò per me perchè il tutto si può sintetizzare così:
“Vi piace abusare di questa nuova parola, re-si-lien-za, che vi siete imparati, eh?” - disse la vita crudele concludendo con un sorriso beffardo - “Ecco, mo vi faccio capire che cosa significa! UAHAHAHAHAHA”
Comunque, alla fine, se dovessi esprimere un desiderio per domani vorrei più di ogni altra cosa che il ragazzino del primo piano s'arrendesse e cambiasse passatempo. E non mi dite che lo studio del flauto gli è stato imposto dalla didattica a distanza perchè sarebbe davvero una scelta di cattivo gusto in questo periodo.