Dicono che il contagio si sta spostando al Centro Sud. Dicono anche che oggi i morti sono stati più di trecento. Altro non so. La mia tattica è questa. Non sapere. Mi hanno detto di stare a casa e io lo faccio. Zitta e muta. E rifletto sulle cose, quelle più leggere.
Ad esempio, avete fatto caso con quanta noncuranza in questi giorni clicchiamo "accetto" sul pop up della privacy quando apriamo i siti internet? Se già prima ci eravamo rassegnati a regalare i nostri dati personali a non si sa bene chi, ora è proprio l'ultimo dei nostri problemi. E la faccenda non riguarda solo la sfera virtuale, ma anche quella reale. Privacy? Cos'è? Prima ci truccavamo anche solo per andare a riattacare il contatore esterno quando saltava la luce. Adesso non vediamo l'ora di uscire in balcone in pigiama a prendere il caffè sperando che qualcun altro faccia lo stesso, ci veda e ci saluti da lontano con la manina. Ci sentiamo come in una grande famiglia dove il dolore condiviso ci rende più intimi. Ci stiamo ubriacando di euforia per non pensare.
L'Italia è diventata una specie di grande campeggio dove ci si dà il buongiorno con la carta igienica in mano quando ci si incontra ai bagni comuni. E intanto in molti si chiedono se torneremo ad essere presto quei detestabili vicini di casa che si odiano profondamente da quando uno ha oltrepassato di un centimetro la linea che delimita il proprio parcheggio e l'altro ha gettato uno scatolone nella raccolta della carta senza farlo prima a pezzi.
Chi lo sa, forse si, forse no. In questo tempo sospeso non importa molto.
Per esempio io alla vicina che mi cicca sul terrazzo mica gli dico niente. Lo so che quella sta in ansia, si fa le telefonate di un'ora in balcone, si fuma dieci sigarette e ogni tanto le casca un po' di cenere. A chi non casca un po' di cenere ogni tanto? Che poi si capisce che non l'ha fatto a posta, perché se no ci sarebbe pure il mozzicone a terra. Vedete come siamo più comprensivi, più saggi?
Bello, no?
No.
Lo so, non si interrompe così il filo narrativo, ma la prima parte l'ho scritta di getto stamattina pensando di finirla in serata ed ora ho cambiato idea.
Sì, si può fare. Possiamo concederci tutto in questo periodo, anche e soprattutto sbroccare ai vicini di casa, ai vicini di letto, ai vicini ma lontani, insomma a tutti. Anzi, facciamolo. Sbrocchiamo tutti insieme magari alle 18 di domani. Gridiamo dai balconi a quelli che stanno nei parchi a fare i pic nic godendo di una splendida domenica di sole mentre noi stiamo murati vivi in casa dal 1987.
No, non siamo tutti belli, buoni e bravi, ci stanno pure quelli che votano Lega, ci stanno pure quelli che infrangono il decreto, quelli che infangano il nome del nostro Bel Paese e che ci hanno quasi convinto di essere un popolo da cui scappare, buono solo a cucinare e ad esportare la mafia nel mondo.
Quindi ok il campeggio, però se ti incontro al bagno con la carta igienica in mano e non hai tirato lo sciacquone io adesso, soprattutto adesso, te lo dico che sei uno zozzone! Ecco.
A qualcosa dovrà pure servire questo impensabile disastro che ci ha travolto.
Per essere uniti davvero dobbiamo essere sinceri l'uno con l'altro, quindi: vicina, io la cenere sul terrazzo non la voglio più! Se lo capisci, domani si canta insieme.
(E gliel'ho detto davvero tra la prima e la seconda stesura di questo post)