Mi arrivano notizie di persone che stanno ricominciando a vivere. Lo so, detta così sembra esagerata. “Ricominciare a vivere” suona troppo forte come concetto, però in realtà credo ci accorgeremo presto di quanto davvero sarà tutto diverso per un po'.
Costruiremo nuove abitudini, ci adatteremo a nuove circostanze. Sarà come quando entriamo nell'acqua del mare in una giornata di sole cocente. All'inizio farà freddo, avremo i brividi, qualcuno, come me, magari avrà paura di quel freddo. Io poi, chi mi conosce lo sa bene, prima di riuscire a farmi il bagno passo almeno un quarto d'ora ad acclimatarmi. Una scena ridicola, forse esagerata, ma lo shock termico è qualcosa che mi ha sempre infastidito un sacco.
A parte il rischio di congestione che, essendo io una convinta sostenitrice delle tre ore di attesa dopo i pasti, rimane per me il pericolo più grande quando ci si tuffa in acqua, credo che a destare il mio risentimento sia il fatto che una così bella e piacevole cosa come il mare riservi un aspetto così scomodo come la temperatura sotto i 30 gradi quando fuori ce ne stanno 40.
Eppure sono ben consapevole di quanto sia fondamentale per il futuro della specie umana che l'acqua dei mari resti il più fredda possibile, ma questa consapevolezza non è sufficiente a non farmi odiare l'acqua e tutti i mari in quei minuti di lento sciacquettio.
Che poi, puntualmente, vista la scena raccapricciante che ogni volta regalo a chi è con me, c'è sempre qualcuno che, ritenendola una procedura esagerata, mi fa lo scherzone del tuffo a bomba a pochi centimetri di distanza e finisce sempre che: “Mavaffanculoooo!” e mi tuffo.
Chissà se andrà così anche con questa nuova procedura di adattamento alle regole da distanziamento sociale, se ci affacceremo piano piano e poi qualcuno o qualcosa ci costringerà a buttarci, magari come fanno tutti ascoltando chi dice: “Ma dai, è calda!” che attualizzato sarebbe “Ma dai non possiamo stare rinchiusi per sempre!”.
In fondo, però, penso che ognuno ha i suoi tempi. Che il rischio stavolta non è una congestione di cui al massimo, se davvero può dipendere da un tuffo dopo mangiato, ne pagheresti le conseguenze in prima persona. Stavolta il rischio è che la libertà di fare come ci pare può causare un grosso casino a catena per un sacco di altre persone.
Quindi boh, io nel dubbio rimango fedele alla logica delle “tre ore” e vado cauta.
Certo, però, se avessi saputo a quale fastidiosa nuova “temperatura” e a quale nuovo cavilloso acclimatamento mi sarei dovuta abituare ai giorni d'oggi, credo che in passato non avrei fatto trascorrere neanche una giornata al mare senza tuffarmi in acqua con la rincorsa.
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In foto, un'altra volta il mare. Mi viene così spontaneo parlarne con questa eccessiva frequenza che sto iniziando a pensare di essere un pesce e non averlo mai saputo.
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