28 Apr
28Apr

Quella sera del 9 marzo, quando iniziò ufficialmente per tutto il Paese questa “nuova vita”, avevo tanti pensieri che mi giravano per la testa. Mi chiedevo come sarebbero state le due settimane successive, cosa avrei fatto se mi fosse venuta la febbre, cosa comprare al supermercato per avere una buona scorta di provviste.

Decisi perfino di iniziare un diario per combattere l'angoscia. Insomma, pensai a mille cose, ma che dopo cinquanta giorni saremmo stati ancora qui a chiederci che ne sarà di noi, quello no, non lo avevo neanche lontanamente immaginato.

Credo che dall'inizio di questa storia, il nostro cervello abbia subito una sorta di reset per il quale ci è difficile, se non impossibile, ragionare a lungo termine.

Io, personalmente, non riesco proprio a vedere più in là delle prossime due, forse tre, settimane. Ci provo a sintonizzarmi su fine Maggio, primi di Giugno, ma non arriva il segnale, non trovo il canale, non so come dirvi. Non li vedo. 
So che qualcosa accadrà, so che rivedrò dei congiunti e più avanti anche altre categorie di miei conoscenti, ma non riesco ad immaginare come sarà.

Mi risulta molto più facile guardare indietro. A ritroso riesco ad arrivare fino ai primissimi anni di vita, alla Prima Comunione, ai tempi delle Elementari e proprio lì, alla scuola Bambini del Mondo di via Francesco Gentile, sono ambientati i ricordi più vividi del passato. Quel lunghissimo corridoio in salita fatto a onde con un tappeto di pvc blu, credo messo apposta per non far scivolare i bimbi, ma su cui ogni tanto si inciampava con le punte delle scarpe e si faceva il classico saltello per non finire a terra.

Il passato è un porto sicuro, non ci dà quella sensazione di spaesamento che ci viene pensando al futuro.

I ricordi, come il buon cibo, sono il motore che ci porta avanti in questo periodo. Perchè non ci si può pensare davvero a questa cosa del distanziamento sociale e dell'imminente rischio di fallimento socio economico planetario. Ogni volta che ci si ferma a riflettere o si parla con qualcuno dell'argomento, dopo aver snocciolato i dati della Protezione Civile, le disposizioni del nuovo DPCM, le affermazioni propagandistiche delle opposizioni, si arriva al dunque e si viene inghiottiti da un buco nero che ci porta a ripetere in continuazione monosillabi alternati da sospiri tipo: “Boh...”, “ Eh...”, “Mah...”, “Mmm...”.

Sì, ci stanno le incazzature, le polemiche, le ipotesi, le soluzioni dal divano, ci sta tutto, ma alla fine la verità è che... Mmm, boh. Ecco, vedete? Io proprio non ci riesco.

Quindi, tornando al passato, mi capita spesso di ripensare a un episodio ricco per me di significato.

Era il 2011, eravamo in vacanza in Spagna. Avevamo programmato un tour on the road da nord a sud, circa 10 tappe in due settimane. Eravamo a Tarifa e dovevamo risalire verso Cadice, dove avremmo passato la notte. Eravamo molto in fissa con il rispetto della tabella di marcia, io soprattutto, lo ammetto. Volevamo arrivare per cena e quindi lasciammo quel posto stupendo che è Tarifa senza aspettare il tramonto. Lungo la strada, però, fummo attratti da una spiaggia piena di colori dalla quale proveniva una forte energia.

Ora, non voglio fare la fricchettona o la figlia dei fiori, però davvero quella spiaggia ispirava un sacco di cose belle. 
Alla fine il piano subì uno slittamento, ci fermammo lì. 
La tabella di marcia da quel momento in poi non fu più seguita alla lettera e iniziammo a viverci la vacanza prendendo il meglio di ogni giorno, senza guardare troppo in là.

Un po' come poi abbiamo provato a fare con la vita, cosa che adesso ci torna parecchio utile.

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In foto la Playa de Valdevaqueros, Andalusia. Che alla fine ci regalò uno dei tramonti più belli di sempre.

#risorgeremo #passerà #vinciamonoi #restiamouniti #andràtuttobene#iorestoacasa


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