Saremmo rimasti tutti volentieri nelle nostre tranquille e limitate esistenze, ma bisogna riconoscere che questa situazione sta tirando fuori il meglio di tutti noi. Certo, ci sono delle eccezioni qua e là, ma sono irrisorie.
In linea di massima possiamo farci un applauso tutti. Il nostro cazzeggio si sta dimostrando la terapia più efficace per combattere gli effetti del virus. Non so quanto dureremo e che forma prenderà più avanti la nostra rigida opera di sdrammatizzazione, ma per ora va bene.
Si naviga a vista, in fondo, no? Almeno così ci troviamo a dire ogni volta che ci viene chiesto “come va?”. Abbiamo fatto nostre delle espressioni che non avevamo mai usato nella vita. Frasi come “vatti a decontaminare”, “non ti finire il pane, va razionato!” e cose così.
Questo isolamento a cui ci stiamo responsabilmente attenendo sta generando comportamenti inaspettati.
Ogni giorno ci riscopriamo nuovi e pieni di sfaccettature interessanti. Ci stiamo un po' innamorando di noi stessi, insomma. Della nostra interiorità ovviamente, visto che l'esteriorità al momento non è il nostro forte, di sicuro non il mio, lo ammetto. Pure voi però almeno pettinatevi quando fate le videochiamate perchè tanto lo sapete che poi finite in qualche screenshot postato su facebook. E dai, su.
Ah, quasi dimenticavo! Oggi, dopo un numero considerevole di giorni che proprio non riesco più a ricordare quanti, comunque più di dieci, sono uscita di casa. Sì ho fatto la spesa anche io, perchè anche io valgo.
E niente, è stato un viaggio al centro della terra e ritorno. Ma ormai questa esperienza è inflazionata, la descrivono tutti, quindi non scenderò nei dettagli, dirò solo che non volevo fare come quelli che si fanno le scorte per paura che venga l'apocalisse, ma non ce l'ho fatta. Sono uscita a mezzogiorno e ho finito da poco di mettere le scorte nella cambusa.
Ed ora la parte più difficile, quella dell'autodenuncia... Lo confesso, non sono andata solo a fare la spesa. Ma, vostro onore, se fare il giro largo per passare sotto casa dei miei significa essere colpevole allora sì, sono colpevole! Mandatemi la multa a casa, anzi no, scalatela dai 350€ una tantum che mi spettano (forse, ancora non l'ho capito). Sono colpevole, ma sono felice, perchè grazie a quei due chilometri in più ho potuto vedere quella bandiera tricolore che sventolava lassù all'ottavo piano con la stessa dolce frenesia di quando Baggio e Schillaci ci facevano entusiasmare come se fossimo diventati improvvisamente tutti ricchi e avessimo abolito tutte le guerre del mondo. E mi sono immaginata mio padre mentre tirava fuori dall'armadio quel pezzo di stoffa rimasto chiuso per troppo tempo e lo collocava lì, nell'angolo esterno del balcone perchè tutti lo vedessero. Oggi, come quelle sere di giugno di due o tre vite fa, mi sono sentita fiera di essere italiana e di essere sua figlia. E pure se scrivere sta frase mi sembra un tantino esagerato non la cancello, perchè credo che dobbiamo abbracciare le nostre nuove sfaccettature. Almeno quelle sì, possiamo farlo.
Oh tranquilli, vi vedo che mo state in ansia, ma questa volta vinciamo noi, mica come Italia '90.