Quando sarò anziana, già mi vedo raccontare a quei malcapitati che non mi saranno manco nipoti, ma giovanotti incontrati per caso sull'autobus o sulla metro, di quando nel 2020 trascorremmo la Pasqua più insolita e assurda del secolo.
Dopo una veloce introduzione, saltando i particolari che sicuramente conosceranno bene perchè avranno studiato a scuola la Pandemia del terzo millennio, mi soffermerò sulla giornata di oggi e sull'incredibile sforzo che tutti hanno fatto per farla somigliare il più possibile ad una vera festa.
Dirò loro che le tavole erano imbandite secondo le possibilità di ciascuno, alla faccia delle indennità Inps che non arrivavano, che i coperti a tavola, nei casi migliori, si contavano sulle dita di una mano, ma erano coordinati e pieni di colore alla faccia delle tinte scure del momento storico e che il vino era fluito come un fiume ad allietare le anime sedute sulla riva, alla faccia della tristezza di cui, in fondo, erano pervase.
E poi racconterò loro delle videochiamate di gruppo con i parenti, quelle in cui in tre quarti d'ora si è riusciti a dire solo Buona Pasqua, e mi giustificherò spiegando che “all'epoca non era semplicissimo comunicare senza guardarsi davvero negli occhi”. E loro rideranno perchè chissà quale tecnologia ci sarà a disposizione nel futuro. Magari si faranno le ologrammate di gruppo un giorno, chissà.
Gli confesserò anche che alla fine della giornata ero talmente sazia e stanca che mi addormentai sul divano e mi persi un'altra videochiamata, quella con gli amici del liceo. E quella fu l'unica pecca della giornata perchè l'aspettavo con trepidazione, soprattutto per poter dire a una di loro che senza il suo laurino, donato mesi prima, la Pasqua non sarebbe stata la stessa.
Infine, quando quei giovanotti non ne potranno più e fingeranno di dover scendere, anche se in realtà gli mancheranno ancora due fermate, svelerò a quello di loro che prenderà le distanze dalla superficialità degli amici e si mostrerà interessato al finale, la cosa più importante di questa memorabile giornata.
“Sai, fu una Pasqua anomala, è vero. Allo stesso tempo, però, fu anche l'unica volta in cui davvero tutti quanti imparammo a risorgere”.
“Ciao ni'... studia, mi raccomando”
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In foto una metro vuota in cui se volete potete ambientare questo dialogo tra me e il malcapitato giovanotto.
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