11 Apr
11Apr

Trentatrè, come gli anni di Cristo. Singolare, no? Potrei scrivere un'intera pagina solo su questa coincidenza e sulla dietrologia che essa nasconde, ma il fatto è che stanotte ho sognato di stare a Copacabana, in Brasile, e non saprei come unire i due ambiti. E poi Pasqua è domani e lui morì il venerdì, quindi alla fine che il trentatreesimo giorno cada oggi non è poi una cosa così incredibile come pensavo. Colpa dei facili entusiasmi.

Quindi parlerò del mio sogno. Io a Copacabana non ci sono mai stata e sinceramente non sapevo neanche che fosse un intero quartiere di Rio de Janeiro. Eppure stanotte ero lì.
Il tutto si svolgeva di giorno in uno di quei chiringuitos sulla spiaggia. Ci saranno state cinquecento persone tutte allegre e spensierate e oserei dire anche eccessivamente felici di stare, in fondo, semplicemente al mare.

Però, dopo pochi istanti compresi il perchè di quella allegria diffusa: avevamo vinto noi, il Covid era stato sconfitto e tutte quelle persone non stavano lì solo per trascorrere un pomeriggio di relax e divertimento, ma c'era un motivo ben più grande per festeggiare. Tutti erano lì per celebrare la vita. E quale posto migliore per brindare alla fine di un incubo se non nel paradiso di Copacabana?
Non pensavo che nel mio immaginario si nascondesse una iconografia così festaiola della “vittoria”, ma tant'è.

Mi chiedevo, nel sogno, come avessi fatto a violare le misure di restrizione, a prendere un aereo, a raggiungere quel posto e all'inizio, prima di capire che non mi trovavo nella realtà, ero anche un po' risentita per quell'assembramento così sfacciato. Ma poi mi rilassai e una sensazione di totale benessere mi attraversò.

Mentre mi avvicinavo al bancone, tra la gente in costume da bagno che danzava sulle note di una musica piena di gioia, un uomo con la barba parlava con entusiasmo ad alta voce e diceva agli amici mostrando un carnet con otto ticket: “Otto Rum solo 85 centesimi!”

“Un miracolo”, pensai, “Non è possibile!”. Infatti è stato lì che mi sono resa conto di trovarmi in un sogno. Però ci sono rimasta lo stesso, consapevole che, anche se onirica, era un'esperienza da non perdere. In lontananza si vedeva una spiaggia lunghissima, illuminata dalla luce arancione del tramonto. Ero sola, ma intorno a me c'erano tutti. Percepivo la presenza dei miei affetti.
Arrivai al bancone, ordinai il mio Rum e, una volta preso il bicchiere, mi svegliai.

Chissà che direbbe la dottoressa di Sottovoce, quella che a un certo punto viene chiamata da Marzullo per interpretare i sogni dell'ospite di turno. Chissà...

Diciamo che, a naso, è uno dei sogni più fichi che si possano fare in un periodo come questo e io semplicemente me lo tengo stretto.

Ci vediamo a Copacabana.

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Per la foto stasera dobbiamo accontentarci della riviera ligure che, tra l'altro, manco male.

#resistiamo #vinciamonoi #restiamouniti #andràtuttobene #iorestoacasa

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