Oggi ho spostato i mobili di casa. Alcuni, non tutti. Così, giusto per vedere l'effetto che fa...
Devo dire che questa nuova disposizione mi piace molto. Io con i cambiamenti ho uno strano rapporto. All'inizio li evito con tutta me stessa, mi nascondo dietro il famoso dito pur di non farmi vedere dalle novità che avanzano.
Il più delle volte, quando percepisco l'esigenza di cambiare faccio finta di niente finchè posso, chiudo perfino gli occhi come farebbe un bambino per sconfiggere un mostro invisibile.
Poi, però, ci sono delle volte in cui mi sveglio con il desiderio di rivoluzione. Ecco, stamattina era una di quelle.
Avrei stravolto qualunque cosa, sì, oggi sarei andata, nell'ordine, a tagliarmi i capelli, fare shopping, e ad adottare un cane. Avrei potuto prenotare le vacanze estive in mezz'ora, cambiare residenza, cambiare colore delle pareti e cambiare foto profilo Facebook.
Invece mi sono limitata a spostare un paio di cose. D'altra parte i tempi sono quelli che sono...
E così, nel pieno della soddisfazione per questa ventata di novità che è arrivata in casa, mi sono fermata a riflettere su questa sorta di bipolarismo nei confronti del cambiamento.
Le novità spaventano sempre, non c'è niente da fare. C'è chi le sa affrontare meglio, chi proprio per niente e chi a modo suo le lascia accadere senza grandi sconvolgimenti. In questa sorta di classificazione, guardando al grande, grandissimo cambiamento di quest'ultimo periodo, io non so bene dove collocarmi.
Già di mio, come detto, non ho una posizione molto ben definita al riguardo, poi con la confusione aggiuntiva da pandemia globale che forse si risolve e forse no, ho davvero difficoltà a capire se la nuova vita che si prospetta o che si ipotizza è qualcosa che potrebbe vedermi fuggire o accoglierla con entusiasmo. Certo, dipende da come va, direte voi, e grazie, dico io.
Ed è proprio qui che la mia riflessione di oggi si è rivelata un'intuizione geniale per affrontare al meglio questo gigante cambiamento epocale che si prospetta.
Intanto non è ancora detto niente. Cioè, potrebbe pure risolversi tutto a fine aprile, io ormai lascio aperte tutte le porte, tanto ho capito che nessuno lo sa per certo. E comunque, se questo cambiamento epocale ci sarà, c'è da considerare che un buon 70% di ansia da “fase due” possiamo tranquillamente evitare di provarlo perchè in fondo è generato dalla solita ansia da prestazione che comunemente proviamo per quasi tutto quello che di nuovo ci accade.
Io stamattina, per esempio, prima di incollarmi il divano mica lo sapevo se sarebbe stato bene nella sua nuova collocazione. E un pizzico di ansia ce l'avevo, non lo nego. Ma quella voglia di scoprire come sarebbe stata la stanza dopo quel cambiamento ha tirato fuori in me un'energia che di solito me la sogno.
Ora, non voglio dire che sia proprio la stessa cosa, però forse, se riusciamo a risvegliarci con la voglia di scoprire come sarà il futuro, saremo noi a decidere che disposizione dare a questa nuova stramba fase della nostra vita e non sarà lei a imporsi con le sue restrizioni, il suo distanziamento, le sue mascherine ecc...
Boh, l'ho buttata lì. Magari funziona. Anche perchè stavolta chiudere gli occhi non funzionerebbe, lo sanno pure i bambini.
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In foto l'attesa prima di una partenza. Perchè alla fine quello che ci attende è pur sempre un viaggio.