03 Apr
03Apr

Oggi è 3 aprile. Suona familiare questa data.
Ah, certo, doveva essere il giorno della “liberazione” solo che qui la situazione non è affatto risolta e, come avevamo tutti immaginato anche prima che arrivasse l'ufficialità, ci tocca aspettare altro tempo prima di tornare a.... boh?
Non so bene a cosa torneremo, in effetti. O meglio, non so quando torneremo a fare cosa. 

Per esempio, quando si dice “torneremo ad abbracciarci”, nella testa parte subito il film di noi che corriamo incontro ai nostri genitori o ai nostri amici, pronti per stringerli finalmente e stare appiccicati per mezz'ora con ciascuno di loro, ma dopo pochi istanti, sempre nella nostra testa (tanto è lì che ultimamente accade ogni cosa) si sente il classico rumore del nastro che si inceppa e il sogno ad occhi aperti s'interrompe. 
Piccolo incisio: non ho capito perchè nell'era digitale gli effetti sonori della nostra immaginazione appartengono ancora all'epoca analogica. Vabbè.

Quindi dicevo, mentre siamo lì che immaginiamo il momento in cui potremo ricongiungerci con i nostri cari arriva puntualmente il Super Io o chi per lui a bloccare quell'emozione con un dubbio atroce: “E se non ci potessimo abbracciare più finchè non trovano il vaccino?”

Lo so, magari fino ad ora non c'avevate pensato e adesso v'ho attaccato l'angoscia pure a voi. Amen, tanto al massimo era questione di un paio di giorni e ve lo sareste chiesto da soli. E poi non fate quelle facce, non è spoiler, è uscito da più di un mese. 

Oggi pensavo a questa condizione di attesa in cui ogni giorno si aggiungono nuove domande e per contro nessuna risposta. 
E' questo che ci snerva di brutto, non tanto il fatto di dover stare a casa, di fare i ciambelloni e poi buttarli perchè, ma chi se li mangia tutti 'sti dolci che le famiglie sono composte in media da tre persone? 
Quello che non siamo in grado di metabolizzare è il fatto che in questa fase, non si sa per quanto tempo ancora, siamo tutti costretti a cambiare non solo il nostro modo di vivere, ma anche quello di pensare.
Niente più progetti, niente più traguardi, niente più futuro. Per ora, chiaramente.

Certo è che uno stile di vita di questo tipo sta proprio agli antipodi rispetto a quello che abbiamo sempre portato avanti, fin da piccoli, fino a poche settimane fa. E allora che si fa?

Se ci si riesce si può provare finalmente a smettere di farsi domande alle quali non vi è risposta e vivere giorno per giorno come quei personaggi illuminati che si isolano dal mondo in mezzo ai boschi e che ci hanno sempre suscitato stupore e incredulità. Lo so, nelle nostre case ciò che più si avvicina ad un contesto naturale è il bagno schiuma al pino silvestre, ma tocca adattarsi un po'. Insomma, proviamo a vivere liberi dal tempo, liberi dal futuro. Viviamo oggi, il presente, come magari in qualche parte del nostro cuore abbiamo sempre desiderato fare. 

Se non ci si riesce, si può continuare a fare un ciambellone al giorno che se vi viene bene è comunque un buon diversivo. 

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Nella foto che, vi giuro, mi è arrivata inaspettatamente su whatsapp alle 21:10, un ciambellone fatto oggi da mamma. 
E io che avevo smesso di credere ai segni del destino.

#vinciamonoi #restiamouniti #andràtuttobene#iorestoacasa

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