31 Mar
31Mar

Che situazione di merda. Stiamo attraversando una gigantesca, incommensurabile e drammatica rottura di palle. Siamo reduci dell'ennesimo bollettino di guerra, molti italiani stanno aspettando con un'ansia galoppante sto benedetto 1° aprile refreshando già da ora il sito dell'inps ogni dieci minuti, altri non sanno se sta cassa integrazione la vedranno mai davvero in tempi utili, siamo lì lì per dover uscire di nuovo a fare la spesa e stanno per arrivare le fatture degli affitti. Insomma, è una situazione di merda, dai, inutile che ci giriamo intorno.

Lo so, chiedo scusa, non serve mettere il dito nella piaga, non volevo alimentare questa angoscia, ma la verità è che in questo momento le dita si muovono da sole sulla tastiera con un moto di ribellione di cui non sono responsabile e se provo a fermarle, una, la destra, si gira è mi dà una pizza. 

Hanno paura le mie mani, le vedo, non sanno bene che cosa scrivere. Digitano, cancellano, le dita si incespicano, correggono. Poi si sdraiano aperte sulla tastiera in attesa di un input da me. 
Ah, adesso volete un input? Adesso che vi siete impelagate da sole con quell'incipit così banale e scontato? 
E' inutile che mi gratti la testa, mano sinistra! Non esce fuori niente da un'affermazione così ovvia e pessimista. O si fa a modo mio o per me il diario di oggi si può chiudere qui.

Ok, dicevamo. 
La situazione non è delle migliori. Il Covid 19 continua a viaggiare allegramente per il mondo e noi umani ci stiamo rassegnando a doverci convivere con questo maledetto virus. Stiamo provando a immaginare come sarà il nostro futuro, continuiamo a contare il tempo trascorso dal primo contagio in Cina ad oggi e lo confrontiamo con quello trascorso in Italia dalla notizia del nostro primo caso di Coronavirus e ci diciamo: “Vabbè, quindi a maggio iniziamo la ripresa”. 
Sappiamo che sarà lenta, ma meglio lenta che mai, ci viene subito da dire. 
E poi per tirarci su il morale da soli pensiamo inevitabilmente a tutte le cose belle che ancora abbiamo, ma ci rendiamo subito conto che l'argomento materialista genera incertezza e dubbi sul futuro e allora ci aggrappiamo agli affetti, pensiamo alle persone care. Cioè, ma quante volte c'abbiamo pensato alle nostre persone care? Sì, certo, l'affetto c'è sempre stato, ma voi avete mai pensato così spesso a vostra zia o a vostro cugino? Siamo sempre stati affettuosi come popolo, ma esserlo virtualmente in questo periodo ci fa alzare l'asticella e ci trasforma in un popolo di Orsetti del Cuore. 

Leggevo un articolo l'altro giorno in cui si provava a dare una spiegazione al fatto che in Italia, rispetto per esempio alla Germania, si muore di più. Hanno sottolineato il fatto che in Germania i giovani non frequentano molto gli anziani, non c'è quella fusione generazionale che abbiamo noi.
Molti di noi a quarant'anni ancora vivono a casa con i genitori ormai quasi anziani e anche chi ha già una sua famiglia non si fa mancare il pranzo della domenica o il caffè a casa della nonna. 
E poi noi, a differenza di tanti altri popoli, noi s'abbracciavamo forte. Loro mi sa che già si davano il gomito prima. 

Quindi ecco, in conclusione, stando a quello che leggevo, ma senza prendere nulla troppo sul serio, possiamo dire di essere vittime non di un virus ma di una virtù, la virtù dell'affetto. 

Lo so, è malinconica pure questa osservazione, oltre che priva di fondamento, ma almeno ti lascia qualche secondo di speranza in più rispetto a “che situazione di merda” prima di essere compresa.

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Meno male che pure oggi ho trovato un'immagine che parla più delle parole: 
Non era previsto che la vedessimo, ma un brusco risveglio ci regalò un'inaspettata, meravigliosa e indimenticabile alba.

Cupra Marittima, Marche 

#vinciamonoi #restiamouniti #andràtuttobene#iorestoacasa

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