Diciotto giorni come diciotto anni, volati via come volano le stagioni, dall'infanzia alla maturità, dall'euforia alla disillusione, dalla spensieratezza alla responsabilità. Pochi giorni per crescere in un nuovo mondo e diventare pronti a tutto anche all'impensabile.
Poco più di due settimane, in fondo, per elaborare un lutto globale e allo stesso tempo convincersi che torneremo migliori di prima, ma anche che probabilmente nulla sarà più come lo ricordiamo, che saremo più poveri e più forti, più tristi, ma anche più felici, più lontani, ma in qualche strano modo anche più vicini. Un percorso intenso di cui conserverò sicuramente le grandi risate di sostegno reciproco delle prime ore, l'emozione nel vedere l'enorme potenziale di unione di un popolo troppo spesso costretto a duellare con se stesso e la fierezza nel riscoprire risorse interiori dimenticate.
Oggi mi sento improvvisamente diventata maggiorenne in questa nuova vita condotta sul filo di un tempo sospeso, in attesa di una ritrovata quotidianità che sarà più lenta, forse più essenziale.
Ho navigato per diciotto simbolici giorni in un mare deserto sapendo che da qualche parte tanti altri navigatori solcavano le stesse acque. E insieme a loro, nel mezzo di una tempesta di sentimenti, ho imparato a scoprire di nuovo la paura, la rabbia, la solidarietà, la nostalgia, la forza interiore, l'allegria, l'odio, il perdono, la collaborazione, la stima, il disprezzo, lo spirito di sopravvivenza, il rispetto, la fiducia, l'amore.
La testa non vuol crederci ancora, ma il cuore l'ha sempre saputo e oggi la prende per mano e le dice “Tocca a te, sveglia!”, perchè c'è da andare avanti su questa rotta e sarà lei a guidare la nave da adesso in poi.
Lui se ne starà lì a fare coraggio, ad alleggerire il peso della responsabilità, ad alimentare la speranza di toccare terra presto, molto presto.
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Niente, oggi m'ha preso così. Troppo serio, lo so. Non si cambia registro in questo modo. Chiedo scusa ai fedelissimi, ma in guerra e in amore tutto è concesso, dicono. E siccome da come dicono siamo in guerra, figuriamoci se io, qui e ora, non posso fare come mi pare.
Però, attenzione, per controbilanciare, oggi sono andata a scomodare addirittura le foto ricordo della vacanza in Sardegna. E qui si volaaa!
Capo Testa, Sassari.
Ci eravamo persi, ma dopo una arrampicata che non avrei mai immaginato di essere in grado di affrontare, abbiamo ritrovato la strada.